1.- Le religioni che credono in una divinità ineffabile autorizzano e giustificano ogni privato fedele ad averne una sua propria. Oppure, possono riempire quel vuoto tra uomini e divinità con figure mitologiche inevitabilmente nutrite di proiezioni umane troppo umane.
2.- Sembra che essere cristiani debba inevitabilmente convergere, soprattutto da qualche decennio in qua, nell’impegno per costruire un mondo migliore. Quando salivo le scale dell’Istituo di Filosofia i ragazzoti che vendevano “Lotta Continua” gridavano che stavano lottando per un mondo migliore. Oggi, se parlo con un anarchico, mi dirà che solo con le sue posizioni si può costruire un mondo migliore. Se parlo con un estremista di destra o di sinistra mi dirà che senza una scelta radicale sul piano politico è solo utopistico costruire un mondo migliore. Se dialogo con qualunque esponente del cosiddetto “arco costituzionale” mi dice che si sta impegnando per migliorare il mondo. A questo punto guardo con amarezza quanto sia superfluo essere cristiani! Sembra un condimento celeste per insaporire la lotta tutta umana e orizzontale per fare di questo mondo un eden. Non si possono servire due padroni: «Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita […] cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte» (Mt 6,25,33).
3.- Ogni tempo crede pretestuosamente di aver trovato le soluzioni giuste e si sente autorizzato a piegare, anzi a schiacciare, figure importanti e idee fondamentali a quelle misere soluzioni dell’oggi. Lo fa anche un certo Cattolicesimo, schiavo senza dignità del proprio tempo: e così san Francesco diventa di volta in volta antesignano animalista, precursore di un ecologismo totale, pacifista e panteista, inclusivo e green. Tutto deve servire a garantire il proprio tempo di autorevolezza, anche a costo di falsificare o manipolare la storia.
4.- Non è bastato il Crocifisso a urlare spietatamente e senza incertezze che il messaggio di Gesù è inconciliabile con la logica politica e mondana? E noi oggi a cercare irenismi di bassa lega e compromessi indegni che fanno della celestialità salvifica della Redenzione di Cristo una sorta di mero vademecum d’accompagno a un eden tutto terrestre! Una società e un mondo migliori, una natura e un’animalità rispettate ed esaltate, una vita senza guerre, dove ci sia lavoro per tutti, dove tutti siano accettati e integrati, dove il potere faccia davvero il bene comune, dove ogni uomo si senta libero, felice e soddisfatto!
Ma che Cristianesimo è?
5.- Sono stati rimossi alcuni manifesti pubblicitari che avevano semplicemente scritto quanto una bambina, Anna, aveva espresso con sgomento apprendendo a scuola che nella favola raccontata in classe non c’era più la donna e il principe azzurro, ma due uomini. E si è parlato di manifesti choc, quando invece lo choc dovrebbe provenire dal contenuto della teoria gender. Ovviamente in questa caccia alle streghe democratica, il pensiero unico ha pensato bene, sempre democraticamente, di rimuovere quei manifesti. Che ipocrisia!
6.- Bergoglio è morto. Ha servito la chiesa e il mondo con la logica del mondo.
7.- Quando il pastore disorienta le proprie pecore sino a non farsi riconoscere, non può essere considerato un buon pastore, anche se ha usato tutte le armi dell’apparenza populista, come in certe figure di potere dell’America latina. I giudizi nei suoi confronti si sono ridotti alla mera contrapposizione “conservatore”-“progressista”: è la cartina di tornasole di un pontificato senza dottrina, tutto teso ad adulare il proprio tempo con luoghi comuni che qualunque altra istituzione avrebbe potuto perseguire. La massa, ignorante in fatto di dottrina, è tutta presa dalle melense immagini strappalacrime e strappapplausi di facile consenso e da pseudovalori che di cristiano non hanno nulla: la pace che dichiaratamente Gesù aveva distinto dalla pace del mondo), l’ecologia, l’accoglienza indiscriminata e acritica dei migranti (che in Vaticano nessun palazzo o convento o altro, pur semivuoto, si è mai sognato di destinare all’accoglienza), i “soliti” poveri, oggi più suggestivamente chiamati “gli ultimi” che, ovviamente, in una visione tutta orizzontale, non sono i disorientati e disperati del mondo del consumo, ma quelli che non posseggono beni materiali, perché questa chiesa con lui ha rincorso un paradiso terrestre, fatto di giustizia umana, di pace umana, di salute e prosperità, di benessere e lavoro, trovando facilmente consensi nella nostra parte animale, votata alla sopravvivenza. Ma Gesù non ha mai detto una sola parola contro il potere, né in favore di una pace che anzi, ha avvertito, con Lui, si sarebbe infranta (“Io sono venuto a portare la spada, a dividere…”), perché il messaggio del Cristo è antitetico alle logiche del mondo, non genuflesso e prostituito al “nuovo” che avanza. Gesù è stato crocifisso, non dimentichiamolo mai! E quell’evento è definitivo modello di ciò che aspetta il cristiano: “se così hanno trattato il legno verde, come tratteranno il legno secco?”. La Chiesa non è un partito che deve cercare consensi, ma una testimonianza pronta al martirio, fisico o spirituale. Nell’ignoranza dottrinaria diffusa le apparenze hanno avuto facile vittoria.
8.- Senza entrare in particolari teologici più complessi e riferendoci semplicemente a quanto Bergoglio ha consegnato nelle mani dei giornalisti con una superficialità dottrinaria che spaventa (per le conseguenze drammatiche che si porta dietro) basterà considerare tre esternazioni deliranti: 1. alla domanda sugli omosessuali, risponde “chi sono io per giudicare?”. Durante le mie lezioni al Laterano, nel breve periodo di pausa, avevo la fila di catechisti, diaconi, docenti, credenti che mi chiedevano cosa dovessero fare a quel punto di fronte al tema dell’omosessualità Bergoglio, appena ha dovuto affrontare un tema di telogia morale è suibito naufragato, con apparente democraticità, lasciando sullke spalle dei singoli fedeli il peso ambiguo di una dichiarazione alla Pilato, che ha disorientato e basta. Ovviamente, senza un chiaro giudizio di condanna, l’omosessualità è stata ufficialmente sdoganata dalla Chiesa. 2. Due infermiere, in due ospedali diversi da Bergoglio visitati, gli hanno chiesto perché Dio voleva che un bambino morisse di cancro. Risposta univoca per entrambe: “non lo so. È un mistero anche per me”. Altra risposta alla Pilato e altra manifestazione di una ignoranza teologica che non può appartenere a un Pontefice! Dio è Dio della vita, non della morte! E ha mandato Suo Figlio a patire e morire per abbattere l’ultimo grande nemico, la morte appunto, come ricorda san Paolo. E allora? Manda Suo Figlio per vincere la morte e poi fa morire? Sarebbe un Dio che dovrebbe far pace con il suo pensiero! La morte fa parte di quelle negatività, le tenebre, che Gesù ha redento: perché la realtà è ottusa, sensa senso, banale, schiava dell’imprevisto e del negativo. Queste sono le tenebre. Questi sono i peccati, cioè le conseguenze del peccato originale, o, se si vuole in altre parole, della nostra condizione di uomini, affamati di definitività e costretti invece a continui affanni e inquietudini. Solo chi non ha capito nella profondità che essere superiore al male, come è per Dio, NON significa esserne la causa, può rispondere “non so. Anche per me è un mistero”. La controprova? I cambiamenti inutili del Pater Noster, con un “anche” ridondante e retorico che un insegnante qualunque di Italiano correggerebbe e un secondo cambiamento “non abbandonarci alla tentazione” che coinvolgerebbe anche Gesù, abbandonato allora da Dio alle tentazioni! Il “non c’indurre in tentazione” che esprime la superiorità di Dio sul male (“se vuoi, allontana da me questo calice!”) non indica che la causa, l’origine delle tentazioni sia Dio. Il Suo silenzio richiama la mia responsabilità di uomo, perché se non avessi tentazioni, che merito o demerito ci sarebbe nello scegliere il bene o il male? Se si dice che Dio permette questo, si dovrebbe dire su tutto: Dio semplicemente permette la nostra vita e il Suo intervento diretto nella vita dell’uomo si chiama “miracolo”. 3.- L’ultima riflessione riguarda l’eliminazione della pena eterna, dell’inferno, in nome della misericordia infinita di Dio. Le anime colpevoli non ”saranno gettate nella Geenna”, non subiranno il Giudizio di Dio, ma svaniranno, non avranno semplicemente la vita eterna. Con una battuta (“l’inferno non esiste”), più di duemila anni di Tradizione e Magistero sono agli occhi della gente svaniti per una sciocchezza teologica! E ho semplicemente ricordato alcune delle più manifeste e semplici disastrose uscite di Bergoglio.