IN ATTESA DELL’ELEZIONE DEL PONTEFICE
Ora che sono passati alcuni giorni dalla morte di Bergoglio e un distacco inevitabile si è via via manifestato per rendere più lucida e articolata una possibile analisi sul suo operato, si sono create le condizione per cercare e indicare, il più possibile serenamente, una possibile chiave di lettura.
Prendo avvio da quanto Bergoglio dichiarò alla Pontificia Università Lateranense. Alla cortese richiesta di alcuni colleghi di chiarire quale fosse la strategia pastorale che stava già allora attuando, rispose: “io voglio partire dalle periferie più lontane per portare gli uomini a Cristo”. E, in effetti, questo ha poi cercato di realizzare.
È un’affermazione che sintetizza bene l’ambiguità in cui è caduto tutto il suo operato e altrettanto bene chiarisce come la prima impressione, quella che per comodità definiamo e definiremo “popolare”, non può che plaudire una tale prospettiva.
Ma le cose, purtroppo, stanno diversamente.
Se si vuole partire dalle periferie lontane, quelle degli ultimi e abbandonati, dei poveri e degli emarginati:
1.- la base del discorso pastorale sarà inevitabilmente sociologica, politica, economica;
2.- siccome il Cristo è il fine, il punto di arrivo, l’analisi delle condizioni periferiche come base di avvio, non può che sposare certe ideologie, specificatamente “di sinistra”, in quanto Cristo, per così dire, ancora non c’è, essendo lo scopo da raggiungere;
3.- l’impatto sui credenti è dilaniante: c’è chi accecato da questa prossimità alla gente, agli ultimi, ai problemi concreti quotidiani, non può che esaltarlo e sentirlo vicino; ma c’è chi, non sedotto da questa scelta non strettamente religiosa, rimane disorientata, perché sente soltanto indicazioni operative terrestri, umane, materiali, preoccupate persino della raccolta differenziata (!) e disperatamente alla ricerca del centro di tutto che è Gesù (che però ancora non c’è nell’attuarsi strategico);
4.- tale condizione è perfettamente compresa dai laici, dalle forze della sinistra che apertamente (cfr. Livia Turco, Massimo D’Alema, ecc.) vedono in Bergoglio un vero e proprio leader, votato a un’ideologia, non certo al Vangelo, piegato, schiacciato, annullato in quella prospettiva socio-politico-economica;
4.- così, da una parte, credenti da sempre, cominciano a vacillare, ad abbandonare la frequenza ai sacramenti, alla partecipazione alle funzioni liturgiche, mentre, dall’altra parte crescono le simpatie di chi è lontano dalla fede, ma simpatie non per il Cristo, ma per Bergoglio e le sue idee. Nessuna conversione, perché a cosa dovrebbero convertirsi coloro che sentono da Bergoglio ciò in cui hanno sempre creduto con la loro ideologia politica?
5.- chi dovrebbe condurre la gente dalle periferie a Cristo? Ovviamente Bergoglio! Ed ecco che la testimonianza viene privatizzata, narcisisticamente centralizzata sulla sua persona, perché è lui, non Cristo ad illuminare. È vero che il papa è Cristo in terra, ma precisamente per questo, dovrebbe applicare questa identificazione. Dunque, NON “partire dalle periferie per arrivare a Cristo!”, MA “partire da Cristo per arrivare alle periferie!”. Come ha fatto, ad esempio, Giovanni Paolo II, che ha appoggiato Solidarność, ma nel nome di Cristo e con il continuo riferimento alla Madonna.
6.- La privatizzazione della testimonianza non ha portato in primo piano Cristo, ma Bergoglio come difensore degli ultimi (la periferia), perché la gente si è sentita blandita, lusingata, allettata, con gesti che hanno amplificato la mass-medialità di Bergoglio, tutto preso dal suo ruolo di attore principale.
7.- Se fosse partito da Cristo, avrebbe evitato le cadute ideologiche, l’egoizzazione del suo ruolo di pontefice, AL SERVIZIO della Chiesa, non quale attore della stessa. Molte pecore non hanno riconosciuto la voce del loro pastore e si sono disorientate, disperse.Qualunque giudizio si voglia dare su Bergoglio, ciò per cui è stato eletto non è stato realizzato in modo giusto, perché chi rappresenta il Cattolicesimo non può lasciare segni profondi di lacerazione al suo interno. Può essere definito un “buon pastore”?
Mi sento di dirle che ha avuto piena continuità con l’operato di altri papi. Veda ad esempio albino Luciani di cui ho rivisto in questi giorni alcuni stralci del suo pontificato e mi ha ricordato molto quello di bergoglio. L’errore forse è proprio questo lasciarsi cuocere in un brodo di leoni ma del resto anche Cristo si è lasciato crocifiggere. Ergo la mia risposta è sì.