CAPIRE PER CREDERE 8: IL GRANDE EQUIVOCO DELLA POVERTA’
Le letture odierne alla funzione eucaristica (XXV domenica del tempo ordinario) sono state tutte indirizzate al tema della povertà: dal testo del profeta Amos sino alla lettera a Timoteo di Paolo per concludere con il “non si possono servire due padroni” dell’annuncio evangelico. Ogni volta, le omelie, ormai standardizzate, si fermano sul tema della povertà e sul richiamo per ogni cristiano ad aiutare i poveri. Ormai, il nostro attaccamento a questa vita come fosse l’unica, come se avesse valore assoluto, ci porta a guardare le cose nella nostra ottica umana e nella nostra logica. A incominciare da Gesù, nato povero, in una famiglia povera, che ha visto la luce in una grotta, messo poi in una mangiatoia, al freddo e al gelo (magari pure con la neve). Questa consuetudine popolare che ha dato vita alla meravigliosa unica tradizione del presepe, non può continuare a essere confusa con il dato storico che conosciamo e che renderebbe più credibile il messaggio evangelico agli occhi di un non credente. Gesù non è nato povero. Giuseppe era un uomo già di una certa età, affermato carpentiere e non semplice pescatore alle prese, ogni giorno, con la sopravvivenza. La promessa di matrimonio con Maria si basava sul fatto che Giuseppe era, come si dice, un “buon partito”, capace di sostenere in modo più che dignitoso una famiglia. Il fatto che Gesù sia nato nelle condizioni che si raccontano è chiaro: chi è stato in Terra Santa sa che nelle case venivano messe le bestie perché fungevano da “riscaldamento” dell’ambiente, messe al fondo dell’abitazione. Ovviamente, la “grotta” di cui si parla è una casa fuori le mura della città, che ha ospitato i due che non avevano trovato posto negli “alberghi”. E sicuramente c’era qualcuno in questa casa, delle donne, dato che gli uomini erano fuori al pascolo e visto che è altamente improbabile che Maria abbia partorito da sola, senza alcuna assistenza.
E quando Gesù ci indica il povero, non sta personificando un liberatore sociale ed economico, sta indicando di guardare e prestare cura agli “ultimi” che, in quel contesto erano soprattutto i poveri, ma che Gesù di volta in volta cambia: donne, bambini, lebbrosi, vedove, orfani, malati, ciechi, storpi, samaritani, pubblicani, esattori, prostitute, indemoniati, emorroisse, assassini (il “buon ladrone”, zelota assassino, il primo a entrare nel Regno dei Cieli!). Ecco perché non si possono servire due padroni: il mondo e le sue logiche del successo, del potere, della ricchezza, della sanità, della visibilità, della fama, ecc. non appartengono alla logica del Signore. Se come cristiano enfatizzo il mio impegno contro la povertà, sto nella stessa logica del ricco che ha fatto del benessere il suo scopo. Il fine è la persona e quando questa è in difficoltà, anche solo perché manca il vino al pranzo di nozze, ci si deve rimboccare le maniche e dare un aiuto (il miracolo delle nozze di Cana). Altrimenti arriviamo al paradosso: se è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli, il mio impegno contro la povertà ha come scopo proprio quello che impedisce di appartenere al Regno del Signore. E non mi si dica che non c’è bisogno di ricchezza e basta una vita dignitosa, perché ognuno elegge come indispensabile quello che magari per un altro è superfluo. Chi stabilisce quello che dà il benessere all’altro, se non l’altro che è parte diretta interessata? Abbiamo il coraggio di capire che questa nostra vita, senza il Salvatore non vale nulla? Che i suoi presunti valori senza un fondamento salvifico sono meno di zero? O vogliamo continuare a salvaguardare il nostro orticello (come oggi ho sentito nell’omelia: il denaro serve, ma non dobbiamo esagerare…) con compromessi umani troppo umani? E se non testimoniamo che ricchezza, benessere, potere, sono soltanto MEZZI e non fini e che non ci devono sedurre diventando nascosti idoli da rincorrere e raggiungere perché il “vero padrone” da servire è Dio, unico fine, come possiamo far tacere chi, dal proprio punto di vista, attacca la Chiesa per le sue ricchezze e per il suo potere?